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Il Nocino, e la fama che non ti aspetti

Lo shop di lagAlpi ospita diverse bevande dalla fama importante. Assenzio, Damassine, Genepì, sono tutti ospiti illustri del fervido immaginario alpino, a cui la fantasia certo non manca. Se tuttavia nominare queste bevande richiama immediatamente la storia di cui sono portatrici, l’associazione non è altrettanto immediata quando si parla di Nocino. Eppure, questa storico liquore ha tanto da dirci, bisogna solo saperlo ascoltare…

Il Nocino, proprietà e utilizzi

Il nocino si presenta come un liquore dal colore scuro e dall’aspetto denso. Può essere servito a fine pasto come digestivo e da molti è utilizzato come tonico e come rimedio per i disturbi del fegato. 

A dire il vero, l’utilizzo del mallo di noce come ingrediente per medicinali o liquori risale a tempi antichissimi. E oggi, sono molte le applicazioni che vedono il nocino protagonista di cure per depurare il fegato e antiparassitarie. I tanniti contenuti naturalmente in questo digestivo aiutano infatti a digerire le proteine, uccidere i batteri e i parassiti. 

La leggenda di San Giovanni

È incredibile da credere, ma alla festa di San Giovanni (il 24 giugno), sono legate numerose leggende al limite del sacrilego, e una in particolare – quella che interessa a noi ora – è quella che vede le streghe raccolte attorno a un albero di noci in una misteriosa danza propiziatrice.

In effetti, il Noce è un albero dalla fama non propriamente bonaria. Di lui, tra le altre cose, si dice che sia stata fatta la croce di Gesù, mentre Dioniso, accecato dalla rabbia, scelse proprie le sue fattezze per il triste destino dell’amata Caria (di questa fama, ne abbiamo già parlato in un altro articolo dedicato all’olio di noci, che trovate qui).

Non è un caso quindi che le streghe ne raccolgano i rami per i loro rituali magici, mentre i malli, che nella notte più corta dell’anno sono ancora acerbi, vengono da loro raccolti per garantire vitalità alla pianta.

È da qui che nasce la leggenda che lega il Nocino alla notte di San Giovanni. È proprio durante la notte tra il 23 e il 24 giugno che la donna giudicata più abile nella preparazione del digestivo (o, in altre versione, una vergine) dovrà arrampicarsi sull’albero di noce, scalza, per raccoglierne i frutti ancora acerbi. 

Vi sembra un modo un pochino complicato per produrre un liquore? Se sì, dovete riconoscere che al nostro produttore Manifattura Branchi il coraggio non manca. Il suo Noos, infatti, è prodotto esattamente secondo tradizione, e ad ogni sorso potrete assaporare l’energia mistica della notte più corta dell’anno…

Le origini del nocino e la leggenda dei Picti

Ma da dove arriva il nocino? Lungi da noi voler fare il lavoro degli storici di professione, è comunque affascinante dare per accreditata la storia che racconta dello strano incontro che i soldati di Giulio Cesare fecero in Gallia…

Qui, nel luogo d’origine della leggenda secondo cui il Noce era l’albero delle streghe, i soldati romani si trovarono di fronte inquietanti guerrieri che, per spaventare i nemici, si tingevano il volto con una pasta color marrone-verdastra. Era una tintura ricavata da noci acerbe. Questo strano intruglio di noci, miele e altra frutta fermentata veniva poi bevuto dai temibili galli, che in questo modo prendevano il coraggio necessario per l’infuriare della battaglia.

Ebbene, pare proprio che un simile intruglio sia il lontano antenato del nocino e che questi avversari temibili e spietati ne siano i primi produttori. I romani li chiamarono “Picti”, cioè dipinti, proprio a causa di quei loro volti segnati dal… nocino!

Il Ratafià, per suggellare accordi e patti

Molti di voi conosceranno il nocino anche come Ratafià. In effetti, in molti luoghi, soprattutto nel nord Italia e nella Svizzera Italiana, è questo il nome ufficiale del liquore di noci, mentre il termine nocino è comparso più recentemente. Lo testimoniano anche i materiali raccolti per il Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana (circa 1920), in cui la descrizione di questo liquore di noci si trova solo sotto la voce ratafià, termine che indica diversi liquori ottenuti da frutta, alcool, zucchero e sostanze aromatiche e diffusi nell’area mediterranea.

Ma perché “ratafià”? Era antica tradizione consumare una forte bevanda alcolica per suggellare un patto o un accordo. L’etimologia viene fatta risalire al latino rato fieri usata dagli scrittori ecclesiastici, che significa “esser ratificato”. Da qui rata fiat: “che si ratifichi”.

Da questa affascinante tradizione prende ispirazione in particolare il Ratafià del Ticino del nostro produttore Tamborini, la cui segreta ricetta pare venga direttamente da un certo Padre Gaucher del monastero di Santa Maria dei Frati Cappuccini a Bigorio sopra Tesserete, che da tempo immemorabile produce questo gustoso liquore di noci.