La sua fama lo precede. L’assenzio, absinthe in francese e fata verde nel mito, è a ragione una delle bevande alcoliche più celebrate, famose e controverse della storia.
Ma che cos’è, di fatto, l’assenzio? E perché è stato per lungo tempo bandito, accusato di provocare effetti collaterali disastrosi, al pari di una droga pesante? Scopriamolo insieme.
L’Artemisia absinthum, regina delle erbe officinali
La pianta da cui si ricava questa leggendaria bevanda si chiama Artemisia absinthium. È largamente utilizzata in erboristeria per le sue mille proprietà, tra cui quelle toniche, antisettiche e vermifughe. Si tratta di un arbusto caratterizzato da un colore verde-argentato molto suggestivo, largamente diffuso nelle zone alpine.
Dalla stessa pianta si ricavano anche molti Vermouth, tra cui il diffusissimo Martini e il Cinzano, i quali però, curiosamente, non furono colpiti dallo stesso bando di cui fu vittima l’Assenzio. Ma questa è un’altra storia che racconteremo tra poco…
In ogni caso, dire che l’Assenzio si ricava dall’Artemisia absinthum è corretto ma incompleto. Questa leggendaria bevanda è infatti ottenuta dalla distillazione di diverse erbe officinali tra cui Anice verde, Finocchio, Melissa, Coriandolo, Issopo. Ma non solo. Nel nostro shop abbiamo molte tipologie di Assenzio, frutto della creatività di produttori come Larusée che da sempre ricerca eleganza aromatica ed eccellenza gustativa non ponendo limite alla sperimentazione dell’Artemisia absinthium.
Qui, potete trovare la loro selezione di Assenzi, eccezionali e non certo convenzionali, tra cui il Blanche de Léon, arricchito dalla Stella Alpina coltivata in forma biologica sulle montagne Svizzere, o Les Précieuses Speyside 2019, che alla base del Blanche de Léon aggiunge il miglior Whisky Single Malt del Speyside. Insomma, un viaggio affascinante nella bilanciata miscela di sapori che solo mani esperte come quelle di Larusée sanno creare, forti della tradizione svizzero francese che vede Neuchâtel una delle roccaforti indiscusse dell’Assenzio.
Couvet, patria natale dell’Assenzio
A partire dalla prima metà del Diciannovesimo secolo, una bevanda alcolica con il nome di Absinthe comincia a spopolare in mezza Europa, soprattutto Svizzera e Francia, ma anche Inghilterra, Germania, Italia, Austria.
Ma da dove arrivava? Chi ne fu l’inventore? Sebbene non ci siano notizie certe riguardo la sua ideazione, la leggenda vuole che sia stata inventata dal medico francese Pierre Ordinaire che, allora residente a Couvet – nella Svizzera francese – attorno al 1792 lo presenta al pubblico come medicinale adatto a curare innumerevoli malattie: una sorta di tonico dalla proprietà miracolose.
Sempre a Couvet vivono le sorelle Henriod le quali, fiutato l’enorme potenziale di questo tonico, cominciano a commercializzarlo ottenendo la ricetta da Pierre Ordinaire e aprendo, di lì a poco, la prima distilleria ufficiale. Ed è qui che ha inizio quella leggenda chiamata Assenzio che diventerà uno dei simboli più emblematici della Belle Epoque.
Pare insomma che il piccolo paese della Svizzera Francese sia a buon titolo la vera patria natale dell’Assenzio, e non è un caso che, ancora oggi, tra la popolazione di Couvet ci si tramandi segretamente ricette appartenute un tempo ai distillatori clandestini, che gli eredi conservano gelosamente e, a volte, ne fanno una vera e propria impresa.
È il caso del nostro produttore Absintissimo, custode di ricette antichissime il cui mistico sapore è trasmesso al pubblico grazie agli imparagonabili Assenzi di sua produzione, tra cui il mitico La Fée Verte e La Covassonne.
L’ora parigina e i motivi del bando
Da Couvet, l’Assenzio giunge presto nei bar, cabaret, bistro, caffè di mezza Europa, spopolando soprattutto in Francia, dove diventa così famoso da dare il nome all’orario dell’aperitivo, verso le 17, denominato ormai l’heure verte.
Dotato di quel caratteristico colore verde/giallognolo, che collabora a donargli fascino misterioso, e caratterizzato pure da molte proprietà curative, in poco tempo si circonda di una schiera di fedelissimi e celeberrimi consumatori, che lo battezzano Fée Verte, Fata Verde. A lei è attribuito parte del merito di colpi di genio e intuizioni di alcuni tra gli artisti più importanti del Novecento tra cui Picasso, Degas, Baudelaire, Oscar Wilde e Paul Gauguin.
Ma perché l’assenzio era ritenuto così pericoloso da decretarne il bando? In realtà, parte della responsabilità del bando è attribuibile soprattutto al disagio sociale e umano vissuto in quell’epoca, a cui molti artisti cercarono di far fronte trovando approdo nella Fata Verde. A differenza di ciò che intuitivamente richiama la denominazione Belle Epoque, la prima metà del Novecento fu un’epoca di forte crisi, enfatizzata alla recente rivoluzione industriale, e che non a caso sfocerà nella Prima Guerra Mondiale.
Artisti famosi e meno famosi, tacciati spesso di essere perditempo polemici, si riversavano nei caffè trovando sfogo e ispirazione nell’Assenzio, che di lì a poco divenne motivo di scontento anche da parte delle lobby del vino, già messe in ginocchio dall’epidemia di filoxera. Oltre a ciò, la larga diffusione, soprattutto tra le fasce di popolazione povera, di prodotti di pessima qualità, che imitavano soltanto da lontano il vero Assenzio e che utilizzavano ingredienti nocivi a basso costo, enfatizzò ancor di più l’impressione che l’Assenzio rappresentasse una bevanda maledetta, capace di stregarne i consumatori.
In realtà, a parte l’alcol – la cui nocività, sebbene non sia messa in discussione, è da mettere in prospettiva e comunque in comune con tutte le altre bevande alcoliche – l’Assenzio non è più pericoloso di qualsiasi altra bevanda alcolica, e anzi, se fatto a regola d’arte e consumato nelle giuste quantità, ha molte proprietà benefiche.
Come riconoscere e gustare un buon Assenzio
Come abbiamo visto, la scelta di un buon Assenzio è importante non solo dal punto di vista gustativo, ma anche per la salute. Abbiate quindi sempre cura di scegliere tra produttori che sanno fare il loro mestiere a regola d’arte, in quanto sul mercato spopolano ancora moltissimi assenzi che non hanno nulla a che vedere con le ricette originali, e che sono piuttosto un intruglio di coloranti e aromi artificiali davvero poco raccomandabili.
Un primo utile consiglio è di fare attenzione all’etichetta. Se ci sono coloranti, allora non è vero Assenzio. Del resto, se il colore verde è eccessivamente brillante e acceso, sarà molto facile che non si tratta di vero Assenzio, caratterizzato da un colore più tenue, che va dal verde al marroncino, ma può essere anche incolore o tendente al giallo.
Quando lo degustate, assaporatelo lentamente e attentamente. Un buon Assenzio è complesso e profondo, ricco di aroma. Se invece sentite solo l’aroma di Anice stellato, che prevale su tutto il resto, allora il vostro è un Assenzio di pessima qualità. L’Anice stellato è infatti ingrediente molto utilizzato nella produzione di assenzio industriale a basso costo.
Infine, sfatiamo un mito. L’usanza di bruciarvi lo zucchero è un’invenzione di alcuni nightclub cechi nei primi anni 2000, che non ha nulla a che vedere con la tradizione reale dell’Assenzio e che non apporta nulla in termini di aroma. Perciò, se avete un buon Assenzio sotto mano, evitate!