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L’olio di noci, un grande classico a rischio estinzione

La storia del Noce e del suo derivato più noto – l’olio di noci – ha radici antichissime. I suoi benefici sono noti fin dal VII secolo a. C., e in tempi più recenti ha rappresentato, in tutto il territorio pedemontano, un sostituto del burro, meno economico. Oggi tuttavia il suo consumo riguarda un mercato sempre più di nicchia, tanto che alcuni Paesi sono corsi ai ripari per tutelarne la produzione.

Nominare oggi l’olio di noci significa associarlo a una cucina esigente e costosa, che non si accontenta dell’olio di semi più economico. In realtà, in pochi sanno che l’olio di noci è stato antico alleato della cucina povera e tradizionale, ed è conosciuto fin dall’antichità, quando la noce era chiamata con l’altisonante appellativo di “ghianda di Giove” per i suoi eccellenti valori nutritivi e la sua bontà.

IL NOCE, DALL’ANTICHITÀ AI GIORNI NOSTRI

Originario dell’Asia Minore, l’albero di noci fu introdotto in Europa dai re Persiani. Plinio il Vecchio testimonia nel suo Naturalia Historia che le noci venivano importate dai Greci fin dal VII secolo a.C. I mille benefici apportati dal consumo e dall’utilizzo della noce sono conosciuti fin dall’antichità, e durante il Medioevo il suo olio veniva usato come unguento, come combustibile per le lampade, come diluente per la pittura e, naturalmente, come condimento in cucina. Solo le classi agiate, tuttavia, potevano assaporare l’olio di noce spremuto a freddo, in quanto questa tecnica era la più costosa. Le classi povere dovevano accontentarsi della spremitura a caldo, che tuttavia conferiva all’olio un forte e gradevole aroma di frutta secca tostata. Per queste ragioni, agli inizi del Novecento e poi a cavallo tra le due guerre, l’estrazione a caldo ha preso il sopravvento e oggi questa tecnica non è stata accantonata, bensì rivalutata e rilanciata sul mercato (nello shop di lagAlpi, potete trovare un olio di noce spremuto con metodo tradizionale qui).

IL NOCE E LE SUE RADICI PIÙ OSCURE

Il Noce non è però portatore soltanto di buone novelle. Come spesso accade, la mitologia ci viene in aiuto per gettare nuova luce sulle cose di tutti i giorni. Il culto del noce era legato al dio Dioniso. Il mito racconta infatti che questi, ospite del re Dione della Laconia, si innamorò di una delle sue tre figlie, Caria. Le sorelle tuttavia cominciarono a denigrare il dio fino a farlo inferocire. Accecato dalla rabbia, Dioniso le fece impazzire e le uccise, e Caria, davanti a tanta efferatezza, si ammalò fino a morire lei stessa di dolore. Dioniso la trasformò allora in un albero di noci e i laconi eressero un tempio con tre statue in legno di noce raffiguranti le tre sorelle: le Cariatidi.

Forse proprio per il suo legame con il dio Dioniso, la Bibbia lo cita come albero escluso dal paradiso terrestre, e nel Vangelo si dice che era fatta di noce la croce su cui morì Gesù Cristo. Non dimentichiamo infine l’affascinante quanto tenebrosa storia del noce di Benevento, attorno al quale i longobardi là stanziati nel corso del VI secolo, mettevano in atto cruenti riti in onore del dio germanico Odino.

L’OLIO DI NOCI, DA CONDIMENTO TRADIZIONALE A PRODOTTO DI NICCHIA

Tornando in tempi più recenti, il noce e il suo derivato più noto, ovvero l’olio di noci, ha rappresentato un’importante fonte di sostentamento e un ottimo sostituto dell’olio di oliva in tutto il territorio pedemontano. Qui, prima della diffusione del burro industriale (che ha abbattuto i costi di produzione), l’olio di noci era considerato il più tradizionale dei condimenti. Con il boom economico e la conseguente diffusione del burro a buon mercato e dell’olio d’oliva anche in territori non mediterranei, il suo consumo è andato lentamente diminuendo e il suo costo si è alzato notevolmente, tanto che alcuni paesi si sono mossi affinché la produzione di questo prezioso alimento tradizionale non vada persa del tutto. La Svizzera, per esempio, ha inserito l’olio di noci nel presidio Slow Food, atto a tutelarne la produzione e la diffusione.

LA RECENTE RISCOPERTA DELL’OLIO DI NOCI

Sebbene l’olio di noci non goda oggigiorno di fama smisurata, una sua timida riscoperta è senz’altro dovuta alla maggiore consapevolezza rispetto al cibo maturata in tempi recentissimi. Oltre ad essere un condimento spesso a minor impatto ambientale se confrontato con burro e olio d’oliva (soprattutto se questo viene comprato lontano dai suoi climi di origine), l’olio di noce è importante fonte di grassi essenziali Omega3, fondamentali nella lotta al colesterolo e all’ipertensione, e ha proprietà antitrombotiche e antiaritmiche. Ottimo alleato della fantasia in cucina, viene tradizionalmente utilizzato per condire insalate e carni, oltre ad essere un ingrediente perfetto nella preparazione di dolci tradizionali.

Nello shop di lagAlpi trovate due tipologie di olio di noci. Quello spremuto a freddo (lo trovate qui), e quello con spremitura tradizionale all’antica, che trovate a questo link