Quando un’azienda ha il nome del prodotto che produce, c’è (quasi) sempre un motivo. Nel caso di Farina Bona, il nome è una garanzia per il semplice fatto che, grazie a questa azienda coraggiosa, si è riscoperto un ingrediente mitico della cucina montanara ticinese.
Si tratta per l’appunto della farina bona, prodotto tradizionale della Valle Onsernone ottenuta macinando molto finemente la granella di granoturco precedentemente tostata. In passato integrava quotidianamente la dieta degli Onsernonesi accompagnata con latte, acqua o vino, ma la produzione venne completamente abbandonata alla fine degli anni Sessanta.
Se oggi la farina bona è ritornata nelle cucine ticinesi e svizzere è grazie a Ilario Garbani Marcatini. In seguito al restauro del mulino di Loco, realizzato dal Museo Onsernonese nel 1991, Marcatini ha infatti avuto l’iniziativa, affiancato dallo stesso museo, di avviare delle ricerche per riportare alla luce la storia, oltre che il sapore, di questo alimento tradizionale.
Ne è emersa un’affascinante narrazione che ci riporta ai tempi della signora Nunzia di Vergeletto, mitica mugnaia che faceva tostare i chicchi di mais come fossero caldarroste. Ne è nata un’azienda che ha il merito di aver fatto riscoprire un prodotto tipico dall’enorme versatilità e dal sapore inconfondibile.
Con la farina bona è possibile preparare deliziose minestre, frittate, torte, biscotti… e perfino un gelato che non scorderete facilmente!